La vicinanza del Monte Arci, ricco di giacimenti di ossidiana, ha consentito che nel periodo neolitico il territorio si popolasse di piccoli stanziamenti umani dediti all’estrazione e alla lavorazione di questa preziosissima roccia vulcanica, indicata come l’oro nero del neolitico.
L’uso di questa pietra cristallina di colore scuro e, più raramente, di altre tonalità (rossa e verde) utilizzata per la creazione di armi e utensili esportati anche in diverse aree del mediterraneo, ha richiesto la creazione di diversi centri di raccolta e di lavorazione del materiale ancora individuabili nel territorio. Dello stesso periodo prenuragico (6000 a. C. – 1500 a. C.) è da rilevare la presenza di un’importante area sacra o di culto, intorno ad una roccia affiorante sul terreno, che doveva fungere da menhir, al confine con i comuni di Simala, Masullas e Gonnoscodina. Intorno a questi blocchi rocciosi dovevano svolgersi le cerimonie propiziatrici delle popolazioni locali legate alle civiltà agro – pastorali.
La presenza del culto dei morti è attestata da una probabile tomba dei giganti in località Piscina craba. Della civiltà nuragica (1500 a. C. – 230 a. C.) si ha testimonianza attraverso i ruderi di nuraghi monotorre (Gemussi, Is canabis de Gemussi, Motroxiu e Nigoba, Su sensu, Serra s’ollastu, I gruxis) e complessi (Is putzus, Su laccu longu, Nuracci) dei quali si scorgono alcune tracce.
Sono da evidenziare le tracce di alcuni abitati e di altri insediamenti del periodo romano (230 a. C. – 476 d. C.), quali: Gemussi, Sant’Uanni, Pirrotta, I Luas, Funtana cabori, Santu Sadurru, Su piscaba, Terra prumu, Is putzus, I grumas e Buccargius. Questi ultimi quattro toponimi indicano chiaramente la permanenza di un’attività mineraria più complessa nel periodo romano.
I siti di Terra prumu, Is putzus, Buccargius e I grumas testimoniano che in quei luoghi si svolgeva, rispettivamente, un’intensa attività di estrazione, raccolta e lavorazione di metalli, testimoniata da tracce di pozze di lavaggio, residui di fonderia, come grumi di piombo e galena argentifera.
La testimonianza più rilevante del periodo, ancora sepolta, è la villa rustica romana di Gemussi, probabilmente dotata di un impianto termale, con mosaici a disegno geometrico ed altri motivi decorativi, situata nel territorio dell’omonimo distrutto villaggio, lungo il tracciato stradale che collegava le città romane di Neapolis e Uselis. Un sito altrettanto significativo dell’evolversi della civiltà locale è il cimitero paleocristiano di Santu Sadurru (S. Saturnino) dove sono stati rinvenuti alcuni reperti con i simboli del cristianesimo nascente. Gran parte dei siti non sono visitabili.